giovedì 27 agosto 2015

La Fabbrica Riconquistata dalla Natura: la Polveriera di Taino

Sin da bambino sono stato affascinato dalle case abbandonate e dai ruderi. Credo che raccontino una storia; quelle mura, ora erose dalle intemperie, una volta accoglievano e riscaldavano una o più famiglie, al loro interno si sono consumati pasti, litigi, amori, odi, affetti ed ora tutto giace in balia della natura. 
Le persone che hanno voluto e desiderato quelle case ora non ci sono più, eppure esse sono ancora lì (per poco) a testimoniare la loro esistenza, ma pian piano la vegetazione avanzerà e riconquista ciò che ai tempi gli fu sottratto.
Un senso di nostalgia avvolge l'osservatore, ma una nostalgia non lugubre bensì una sorta di consapevolezza della caducità della vita e di come tutto si trasformi col tempo in un ciclo che dura da milioni di anni.

Ma come sarebbe una fabbrica abbandonata da decenni?



Esterno Polveriera di Taino
Le  emozioni descritte sopra sono ben presenti anche qui ed anzi sono esacerbate in questa seconda condizione. All'interno di una fabbrica la gente forniva manodopera in cambio di soldi che servivano per costruire le case in cui poi si sarebbero consumati "pasti, litigi, amori, odi, affetti", la gente sudava, faceva fatica, si feriva, moriva e tutto questo in condizioni che oggigiorno sarebbero impensabili.

In particolar modo questa che andrò a descrivere era una Polveriera, situata a Taino (VA).
Per arrivare ai ruderi della Polveriera di Taino bisogna percorrere un breve tratto di strada in salita che ci conduce, con infittimento graduale della vegetazione, in una zona boschiva molto isolata. Qui i rumori sono ovattati e il fruscio delle foglie è più intenso del traffico che si ode in lontananza.
All'ingresso della polveriera si è pervasi da un senso di pace, un senso di "tempo antico" e chiudendo gli occhi altro non riesco ad immaginare se non operai vestiti un po' come in quei film in bianco e nero degli anni '30.
Ora dove tutto giace, un tempo era luogo frenetico, affollato e molto rumoroso con macchinari, urla, passi e voci. La foto appena sotto è una ripresa aerea presa da Google Maps, quelle parti arancioni sono ciò che rimane dei tetti, credo che questa foto renda l'idea di ciò che ho scritto.

Polveriera di Taino vista aerea



La  storia della Polveriera di Taino parte nel lontano 1914, anno in cui venne battezzata e divenne operativa con l'assunzione di oltre 50 operai. Con gli anni la polveriera si espanse, vide un'ascesa economica e negli anni successivi divenne la principale fonte occupazionale dei Tainesi e degli abitanti delle zone limitrofe. Questa polveriera fu macchiata con sangue umano nel 1935, anno in cui un'esplosione tolse la vita a 35 persone di cui quasi metà Tainesi, il ricordo è ancora vivo tra gli anziani di questo piccolo comune del varesotto.
Negli anni '40, grazie anche al secondo conflitto mondiale, si raggiunse il picco massimo e la fabbrica contava quasi 2.000 operai.
Fa strano pensare che in un luogo ora così quieto un giorno si potessero produrre gli "strumenti di morte" con cui si è fatta la storia che ora studiamo sui libri. Chissà quanti nazisti e fascisti usufruirono di queste armi, chissà quanti crimini furono commessi, chissà quanti morti produssero, eppure ora tutto giace nell'oblio di quelle mura diroccate.

Polveriera di Taino
La  Polveriera di Taino riuscì a sfuggire ai bombardamenti della seconda guerra mondiale e rimase attiva, sebbene il suo declino fosse iniziato. Nell'autunno del 1972 la fabbrica venne dismessa e da allora non fu più adibita a null'altro, solo lasciata lì in mezzo al bosco che pian piano se ne prese possesso.

All'ingresso della fabbrica abbandonata ci attende un cancello, ormai corroso dalla ruggine, affisso a due pilastri di cemento uniti tra loro da un terzo a forma di \pi, una struttura solenne, austera ed imponente, quasi volesse intimorire coloro che volessero oltrepassarla.

Cancello Polveriera di Taino
Cancello Polveriera di Taino



La  strada asfalta, anzi ex-asfaltata, che conduceva all'interno della polveriera è ormai ricoperta dalla vegetazione. I rovi ricadenti si sono dolcemente appoggiati sulla strada, l'erba si è espansa dai margini sino alla parte centrale della strada, piccole fessure nell'asfalto hanno creato l'ambiente ideale per la crescita di erbe infestanti o addirittura alberi (in foto si vede una Robinia) che a loro volta hanno allargato le fessure dell'asfalto fornendo "nuova terra" per altre piante.

Strada principale Polveriera di Taino

Strada principale Polveriera di Taino



Strada principale Polveriera di Taino

Strada Polveriera di Taino



Appena all'ingresso troviamo una prima struttura, non ho idea di quale fosse la sua natura, ma forse poteva trattarsi degli uffici o della casa del custode, l'aspetto è più quello di un edificio abitativo che di una fabbrica. Non vi nego che questa sia la parte che più mi incusse timore ed un ancor più forte senso di "abbandono", forse dovuto anche al fatto che in quel punto la vegetazione era fittissima e, sebbene fosse una giornata estiva con sole, la luce era flebile tanto che la macchina fotografica usò il "flash" in automatico per fare le foto.

Una scala ricoperta da vegetazione conduce a quella che doveva esser la porta d'ingresso, le pareti sono ricoperte da muschio e muffe, l'intonaco interno è stato eroso e qua e là si intravedono i mattoni "nudi".
Dalle finestre rotte fotografai le stanze ed i lunghi corridoi; il "flash" e l'effetto "luce-buio" hanno acuito quel senso di degrado già fortemente presente e, riguardandole, mi viene in mente qualche film horror anni '80 o la bambina de "L'esorcista".

Polveriera di Taino

Polveriera di Taino

Polveriera di Taino

Polveriera di Taino



Polveriera di Taino



Gli  edifici sono tanti, sparsi su un'area enorme e probabilmente ce ne sono molti più di quelli che vidi, infatti in alcune zone la vegetazione era così fitta da non lasciar passare nessuno che non fosse munito di falcetto, guanti e pantaloni lunghi. Alcune costruzioni sono praticamente mimetizzate e sommerse dalla vegetazione incolta.

Polveriera di Taino

Polveriera di Taino



Polveriera di Taino



Proseguendo ed addentrandosi nel cuore della Polveriera di Taino oltrepassiamo diversi edifici o quel che ne rimane fino ad arrivare in un strada in leggera pendenza ed alberata con imponenti piante tra cui i Platani; sulla sinistra si nota quello che doveva essere lo stabilimento principale o il cuore produttivo della fabbrica di armi.

Fabbrica abbandonata



Fabbrica abbandonata



Le  vetrate rotte e l'aspetto fatiscente incuriosiscono e spaventano al tempo stesso, ma è all'interno che si trova l'ambiente più caratteristico. Infatti qui, grazie al tetto in parte fatto da vetrate, la luminosità è superiore rispetto ad altre zone, inoltre il percolare dell'acqua lungo le pareti  ed i pilastri di sostegno rendono l'ambiente umido ed adatto allo sviluppo di muschio; questo, insieme all'edera, si è impadronito dell'edificio tappezzando quasi interamente la pavimentazione.

Polveriera di Taino



Polveriera di Taino




Polveriera di Taino



Fabbrica abbandonata



In  una zona vi sono delle sinistre botole la cui utilità non mi sovviene alla mente e, proseguendo, si arriva ai bagni. Essi sono disposti in un corto corridoio, su una parete i Wc, sull'altra presumo delle docce ormai ampiamente "vandalizzate".

Polveriera di Taino

Polveriera di Taino

Bagni abbandonati

Bagni abbandonati



La  gerarchia dei tempi si evidenzia anche nei bagni, alcuni potevano stare seduti e comodi in uno stanzino in disparte, altri dovevano accontentarsi di turche separate  da muri alti si e no 2 metri.

Bagni abbandonati

Bagni abbandonati



L'ultima zona che visitai fu un edificio disposto su due piani uniti da una scala che dava tutta l'impressione di essere traballante e pronta a crollare da un momento all'altro. Al piano terra vi era il quadro elettrico (o qualcosa del genere), al piano superiore vi erano delle strane strutture che somigliavano a dei tiranti ed il pavimento in prossimità di esse era forato mettendo in comunicazione i due piani.

Tetto a vetrata

Scale

Quadro elettrico polveriera Taino
polveriera Taino
polveriera Taino
Percorsi la strada inversa a velocità decisamente più sostenuta rispetto all'andata ed infine mi trovai fuori dove tutto aveva un'altra prospettiva, sebbene tutt'attorno fosse incantato quasi come se il tempo fosse ibernato dal lontano 1972.

Due edifici nella giungla



fabbrica abbandonata

Jungle

Veduta delle mura esterne fabbrica abbandonata

martedì 25 agosto 2015

Noce Comune (Juglans regia), il suo Legno ed i suoi Frutti

Tra gli alberi da frutto il Noce Comune o Nostrano (Juglans regia) è quello più imponente e mastodontico. In realtà , oltre ai suoi squisiti frutti, la pianta è molto utilizzata in falegnameria grazie al suo pregiatissimo legno con cui si costruiscono mobili ed arredi di vario genere. 
Questo legno, di colore bruno-grigiastro con venature tendenti al nero, è molto apprezzato a livello estetico e ben si presta alla lavorazione. Tuttavia, data l'elevata richiesta e la non abbondantissima produzione, ha un prezzo piuttosto elevato.

Come coltivare il Noce Comune? Dove può crescere in Italia?

Frutto noce



Il  Noce Nostrano (Juglans regia), appartenente alla famiglia delle Juglandaceae, è molto diffuso in tutta Italia e si può spingere sino ad un'altitudine di oltre 1000 m (3281 ft). 
Il termine "nostrano" o "comune" indica il fatto che questa sia la specie maggiormente presente in Europa, tuttavia esistono diverse specie di noci come ad esempio il Noce Nero (Juglans nigra) molto diffuso in tutta la parte Est degli Stati Uniti e che deve il suo nome al legno di colore scuro.


Il Noce è una pianta decidua, longeva e mastodontica potendo raggiungere un'altezza di oltre 30 metri (98 ft). Resiste bene al freddo e può sopportare temperature minime di -20° C (-4° F), gradisce un'esposizione soleggiata, soprattutto qualora venga coltivato in montagna, mentre in pianura può resistere anche ad un leggero grado di ombreggiatura.
Ama terreni fertili, profondi, ricchi di sostanza organica e ben drenanti, mentre rifugge da quelli troppo secchi ed aridi, specie se accompagnati da temperature molto elevate.
Nelle condizioni ideali la crescita è vigorosa e veloce; tuttavia in zone molto aride, in assenza di irrigazioni estive, lo sviluppo potrebbe essere più lento, inoltre la specie è poco resistente alla salsedine dell'aria.
Per queste ragioni il Noce mal si presta ad essere coltivato in zone costiere vicine al mare.


Il Noce comune (detto anche Noce Bianco) è una pianta che necessita spazio attorno a sé e si sviluppa molto anche in larghezza.
Questa specie preferisce posizioni isolate e difficilmente si formano "boschi di noci", mentre è molto comune trovarne isolati in aperta campagna, inoltre vengono spesso usati anche come "alberi da ombra".
Sebbene ora diffuso in tutte le zone temperature del mondo, la sua zona nativa è quella compresa tra Est Europa ed Asia centrale.

Le principali varietà di Noce, che vengono riprodotte tramite innesto, sono :

  • Noce di Sorrento (Italia)
  • Noce Franquette (Francia)
  • Noce Lara (Francia)
  • Noce Chandlar (USA)
  • Noce Hartley (USA)

Questo albero si può propagare anche per semina, che genera Noci "selvaggi"; tuttavia bisognerà aspettare circa 10 anni (o oltre) per avere la prima fruttificazione.

In inverno la pianta spoglia lascia in bella vista i propri rami dal legno di colore grigio e le grosse gemme che possono, almeno a prima vista, ricordare quelle del Fico.

Gemme noce inverno
I fiori maschili sono degli amenti presenti sul legno di un anno (quello prodotto nell'estate precedente) ed in questo periodo sono visibili nella loro veste invernale vicino alla cicatrice fogliare.

Amenti noce inverno



Amenti Juglans regia



Il  noce è piuttosto pigro ed è tra le ultime piante a "risvegliarsi" in primavera.
La Juglans regia è una specie monoica con fiori a sessi distinti; i primi a sbocciare (ancor prima dell'emissione delle foglie) sono i fiori maschili che, nella loro veste primaverile, sono verdi, allungati, spesso riuniti in grappoli e contengono un polline giallo molto volatile.

Fiori maschili in primavera

Male flowers walnut
I  fiori femminili hanno color verde-giallognolo, sbocciano contemporaneamente all'emissione delle foglie e sono  presenti sulla nuova vegetazione riuniti a gruppi di 2-3.
La parte basale, di forma ingrossata, rappresenta l'ovario, mentre la parte superiore è costituita dallo stigma diviso in due lobi contrapposti per offrire massima ricettività.
Ai fini della potatura del Noce è fondamentale sapere che, nella maggior parte delle varietà europee, i fiori femminili si originano solo dalle gemme apicali dei rami e non da quelle laterali, quindi un ramo "accorciato" non fiorirà e dunque non produrrà.

Fiori femminili noce

Fiori femminili Juglans regia



Female walnut flowers



Il  noce è generalmente una specie autofertile, tuttavia presenta una spiccata proterandria, ovvero i fiori maschili fioriscono prima rispetto a quelli femminili ed, in alcuni casi, il tempo di sovrapposizione delle due fioriture è troppo esiguo per ottenere un'impollinazione ottimale.
Per questo motivo è consigliata l'impollinazione incrociata con diverse Cultivars che abbiano epoche di fioritura leggermente sfalsate. Nella realtà, nella maggioranza dei casi, si riesce ad ottenere un discreto raccolto anche con l'autoimpollinazione, infatti non è raro vedere alberi isolatissimi carichi di noci.
Conclusasi la fioritura femminile i fiori impollinati cresceranno velocemente, mentre gli altri seccheranno e cadranno entro poco.

Piccoli frutti noce
Walnut fruits growing



La  vegetazione è esplosiva, un noce in età giovanile può fare dei rami lunghi oltre 2-3 metri in un'unica stagione vegetativa. Le foglie sono alterne, composte da una serie di 9-10 foglioline ed hanno un bel colore verde vivo, mentre quelle giovani hanno colore rossastro.

Giovani foglie noce



Foglie noce comune




Il  frutto (la Noce) matura sul finir dell'estate ed, in funzione di clima e varietà, è pronto per esser mangiato intorno a metà settembre-inizio ottobre. 
Questo frutto è una drupa il cui esocarpo (Mallo), giunto a maturazione, annerisce e si "screpola", lasciando cadere la noce in esso contenuta. 
L'endocarpo è quel tessuto legnoso che noi conosciamo col nome "guscio della noce" al cui interno è contenuto il prezioso gheriglio; esso è la parte tenera che si mangia, ha un alto contenuto lipidico (grassi) ed una vaga forma a "cervello".

Frutto noce maturo




Il  gheriglio è molto richiesto dall'industria dolciaria, ma trova impiego anche come frutto secco da mangiare da solo o come condimento (ad es. nella famosa Pizza con Noci e Gorgonzola). Con le noci è inoltre possibile produrre olio alimentare o da pittura.